Canelupo Nudo

anno: 2014

 

di Rita Frongia
omaggio a La mia bocca di cane di Werner Schwab
opera inedita in Italia e tradotta da Sonia Antinori
con Maurizio Lupinelli (Muso) Elisa Pol (Lili)
regia Claudio Morganti
testo di Rita Frongia
disegno luci Fausto Bonvini
un ringraziamento speciale a Federico Sanguineti per averci concesso di manipolare il suo poetare
produzione Nerval Teatro, Armunia Festival Inequilibrio
con il sostegno di Regione Toscana-Settore Spettacolo
in collaborazione con L’Arboreto-Teatro Dimora

foto Guido Mencari

 

debutto spettacolo Festival Inequilibrio 25/26 giugno 2014, Castiglioncello (LI)

 

“Canelupo Nudo può attaccare alla sua coda barattoli di parole e trascinarli e così fare rumore con la morte vestita da sposa sull’auto rosa che lo attende”.

 

A Werner Schwab Nerval Teatro ha dedicato un progetto triennale di rappresentazioni. Figura radicale e disturbante quella di Schwab che, come le eroine del mondo punk da cui proveniva, ha attraversato il teatro come una meteora, morendo a trentacinque anni, nella notte di Capodanno del 1994, per overdose alcolica. Con Canelupo nudo, testo originale di Rita Frongia, si chiude il progetto che ha visto la realizzazione di Appassionatamente e Le Presidentesse. In questa occasione la regia è affidata a Claudio Morganti, in scena Lupinelli ed Elisa Pol. Canelupo nudo è soprattutto un omaggio all’uomo-artista Werner Schwab e alla sua ultima opera testamentaria La mia bocca di cane, ancora inedita in Italia.

 

Nota di regia

L’ASEPSI NON VINCERÀ
(Qualche riga per Schwab)

Poveri maniaci dell’ordine e della pulizia, poveri abitanti delle teche di vetro, poveri progettisti di progetti progettuali, di canoni moderni, di linguaggi catto-nazisti.
Poveri pulitini scravattati, in cerca di facili proseliti, cervelletti del pensiero autostradale, reinventori dei vecchi lager, cementificatori, branchi di esclusive ignoranze col nasino all’insù, allegorie della presunzione, del sapere, del potere.
Ridicoli.
Palle mosce.
Vecchi trentenni.
Costruttori della merda grazie alla quale mangiate.
Mangiatori di merda.
Canonizzatori.
Sistematici dell’arte.
Sfruttatori degli artisti.
Quando le vostre grinfie stitiche abbandoneranno i palcoscenici chiamate altrove da ben altro potere, la vita finalmente spaccherà il cemento che avete cagato e sbaverà sudore, sangue, rutti e scoregge.
Fluidi e aria : movimento, perdìo!!!
La sporcizia dell’indicibile tornerà urlando per scardinar certezze, carriere e vite tranquille.
Il teatro vive!

 

Nota sul testo

Lettera che Muso non riceverà mai

Mio caro Canelupo,
sono in una stanza blu e c’è una rosa secca appesa alla parete.
Ai piedi del letto c’è quella pietra che trovammo confitta nella nostra auto, potrebbe servirmi per difesa e mi ricorda noi due: i tuoi capelli biondi come una rete d’oro quando ti stringevo per non avere paura e dai fili di gabbia guardavo il mondo.
Una buona notizia è che qui nessuno entra nella mia stanza senza prima bussare. Il dolore comincia ad abbandonarmi e con lui anche la libertà dei miei pensieri, il farmaco agisce e fa spazio al vuoto. Ho deciso che comincerò a suonare l’arpa. Fammela recapitare dove sai. Non disturbarti personalmente, puoi anche non venire tu, è l’arpa ciò di cui ho bisogno.
Ti ho sognato lacero e con un dente rotto ma saranno i nuovi farmaci, mi scrivi che stai bene e io sono felice, scrivi che i teatri sono sempre pieni e gli artisti vengono salutati con un inchino orientale… è un bel paese quello lì! Sei un uomo fortunato!
Siamo nomadi liberi e senza famiglia.
I padroni hanno bisogno di sangue senza sosta e la servitù, tutto sommato -pure a qualunque prezzo- è a buon mercato perché si può comprare.
Non mangiare troppo, mi raccomando, rimani magro per i tempi bui, il tuo stomaco sarà ristretto quanto basta. Ho letto questo da poco: la morte del padre è un principio di coscienza, e ho pensato che la morte della madre è l’altra sponda del dirupo. Sii felice.
La rosa secca sul muro ha una sola spina ma è quella giusta. Il canelupo è nudo e muove il pelo verso oriente. La ferita è un velo sulla mente e guaisce nudo il lupo, ha fame.

À bientôt mon cher,
Maman

p.s. ricordati l’arpa!

 

“Uno spettacolo duro che arriva come un pugno nello stomaco come la storia che racconta.”
[Livia Grossi, Corriere della sera, 7 luglio 2014.]

 

“Ci troviamo di fronte a uno spettacolo “punk”, urlato e sporco – la scenografia di bottiglie vuote suggerisce i postumi di una sbronza colossale – eppure allo stesso tempo estremamente rigoroso, la cui potenza nasce, come si diceva, tutta dalla presenza dell’attore. È un bell’incontro questo tra Morganti-Frongia e Lupinelli-Pol, che ci regala un affresco divertente e al contempo inquietante di quella meteora incandescente della drammaturgia europea che fu Schwab, morto per overdose d’alcolici a soli trentacinque anni.”
[Graziano Graziani, Teatro e Critica, 3 luglio 2015]

 

 


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