Walking Memories

anno: 2021

 

di e con Elisa Pol
collaborazione artistica Raffaella Giordano
testi* di Elisa Pol
disegno luci Pensiero di Maggio
frammenti sonori da Sleep by Max Richter
elaborazione del suono Flavio Innocenti
costumi Sofia Vannini
direzione tecnica Mattia Bagnoli
produzione Nerval Teatro, Sosta Palmizi
con il contributo di Emilia Romagna Teatro Fondazione, progetto vincitore del bando ERT- Spettacolo in Emilia Romagna Performing Arts under 40
con il supporto di Armunia, Olinda, E Production, KOMM TANZ/PASSO NORD progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto, Teatro Lo Zodiaco
un ringraziamento particolare a Paola Bianchi, Barbara Caviglia, Franco Caviglia, Elena Marinoni e Michele Bariselli – Rifugio Quinto Alpini
foto di Luca Del Pia
*testi ispirati alle letture di La montagna Vivente, Nan Shepherd, Wanda Rutkiewicz, la signora degli ottomila, Gertrude Reinisch, Tutte le opere, Antonia Pozzi, Il leopardo delle nevi, Peter Matthiessen, La montagna e il suo simbolismo, Marie Davy Madeleine, Sensi soprannaturali, Cristina Campo
debutto spettacolo Festival Contemporanea 2021, Prato

Walking Memories è una performance di gesti e di parole sulla montagna e sul mondo dei ricordi e della dimenticanza, un lavoro di e con Elisa Pol che, in collaborazione con la danzatrice e coreografa Raffaella Giordano, riflette sulle corrispondenze tra paesaggio e individuo, tra gli spazi, le trame, gli odori e i suoni dei luoghi e i loro intimi riflessi nell’animo umano.
“L’essere-nel-mondo è una condizione aperta, porosa, disponibile ad accogliere i paesaggi esterni del mondo, che riverberano dentro di noi e parlano ai nostri spazi interiori, un’esperienza che ci costituisce e forma quello che siamo, i nostri pensieri e la nostra memoria. Eppure un numero sempre maggiore di noi sembra aver scordato questo legame e vive separato dal contatto con la natura. Con Walking Memories mi propongo di raccontare della montagna e di tutto quello che montagna non è, ma che contribuisce a formare l’immagine sbiadita e vertiginosa dei nostri picchi interiori.”